Prof. Massetti: “Progetto Cuore, modello per la sanità del futuro”
Un nuovo paradigma che mette al centro il malato per superare le difficoltà del servizio sanitario. L’intervista di Interris.it al prof. Massimo Massetti, ordinario di Cardiochirurgia all’Università Cattolica, Direttore del dipartimento di scienze cardiovascolari, Policlinico Agostino Gemelli di Roma.
Il nostro servizio sanitario nazionale non riesce più a rispondere agli attuali bisogni di cura. E quando lo fa, è solo grazie al prezzo di un grande sacrificio personale di medici e infermieri e alla pazienza e alla perseverazione dei malati e delle loro famiglie. Ma, proprio per questo, il punto di rottura è vicino. La causa, secondo il prof. Massimo Massetti, ordinario di Cardiochirurgia all’Università Cattolica, Direttore del dipartimento di scienze cardiovascolari, Policlinico Agostino Gemelli di Roma, è rinvenibile “soprattutto nel modo con cui curiamo i malati e nelle modalità con cui vengono erogate le singole prestazioni. Un modo che risponde a regole e protocolli immutati da decenni, ma non più economicamente sostenibile alla luce dei progressi della medicina, della vita media che si è allungata e che, conseguentemente, richiederebbe di incrementare il finanziamento sanitario a livelli non compatibili con il bilancio economico del nostro Paese”. Occorre un’autentica rivoluzione che ridefinisca il futuro della cura in Italia: un nuovo paradigma che metta al centro il malato, inteso nella sua dimensione fisica, psicologica e sociale; un nuovo approccio che agisce sulla causa della crisi del diritto alle cure secondo i principi cardine: equità, gratuità, accessibilità. Come magistralmente evidenziato dal Prof. Massetti “la pratica della medicina non può prescindere dall’umanizzazione delle cure, in piena sintonia con il Manifesto ‘Dignitas Curae’, scritto da me e da monsignor Mauro Cozzoli. Ma tale mission necessita di una profonda riorganizzazione di servizi sanitari e delle regole che li erogano”. Nuovi modelli organizzativi di cura sono già in fase di sperimentazione a seguito delle novità introdotte con la legge di bilancio per il 2025. Umanizzazione e personalizzazione delle cure e, anche e soprattutto, nuovo percorso di cura al centro dei lavori del Tavolo istituito dal Ministro Schillaci proprio per mettere a terra i principi stabiliti dalla legge di bilancio.
L’ospedale del futuro
Un esempio di inizio di cambio di paradigma per vedere l’orizzonte della medicina del futuro è “CUORE”: hub clinico e scientifico del Gemelli per la prevenzione, diagnosi e trattamento delle patologie cardiovascolari. Rappresenta l’archetipo di ospedale del futuro, dove tutta la struttura – che curerà il cuore, il futuro del nostro cuore – ruota intorno al paziente. Con lo sguardo rivolto al futuro e le mani saldamente nel presente dei pazienti, il Polo “CUORE” sarà anche un esempio di ecosostenibilità, un edificio dal designer moderno e asimmetrico, immerso nella natura, con una vasta area verde all’interno del complesso ospedaliero: un parco botanico e terapeutico, per il benessere psico-fisico dei pazienti, dei familiari e di chi ci lavora.
Professore, quali sono le principali cause della crisi del modello sul quale è stato concepito – nel 1978 con la legge n. 833 – il servizio sanitario nazionale che non riesce più a rispondere agli attuali bisogni di cura
“La crescita continua dei bisogni di salute e delle cure mediche di una popolazione in progressivo invecchiamento unitamente all’incremento esponenziale dei costi della ricerca scientifica e delle tecnologie biomediche hanno rotto l’equilibrio tra accesso alle cure e sostenibilità dei costi. La crisi coinvolge, infatti, l’accessibilità, la cura e l’assistenza. La medicina moderna è diventata sempre più specialistica e incentrata sulla malattia e sui sintomi, piuttosto che sul malato e sul problema generale di salute. La cura è diventata frammentaria. Di fatto, la medicina moderna iperspecialistica cura, con prestazioni, la malattia o una parte di essa senza prendere in carico l’intero problema di salute e soprattutto il malato inteso come persona”.
Nella discontinuità assistenziale il malato è sempre più disorientato e solo. Il suo percorso di cura è sostanzialmente un vero e proprio percorso ad ostacoli?
“Attualmente, il malato, purtroppo, si trova costretto ad inseguire competenze e risorse da un luogo all’altro perdendo non solo il riferimento di chi lo cura ma anche l’aspetto relazionale e umano dei curanti. Viene indirizzato da uno specialista all’altro con tutte le correlate difficoltà di accesso alle singole prestazioni sanitarie di cui ha bisogno. Il rischio è quello di vedere allungati i tempi della diagnosi e della cura e conseguentemente della perdita della loro efficienza ed efficacia”.
Per garantire qualità ed efficienza occorre allora una rivisitazione dell’organizzazione dei servizi sanitari e del paradigma di cura?
“Si, occorre organizzazione e gestione del sistema sanitario da un lato, centralità del paziente dall’altro. Non la cura del mero evento patologico, della malattia, ma la cura del malato, della persona a tutto tondo. In questa ottica si inserisce il-manifesto – Fondazione Dignitas Curae, uno strumento di comunicazione e aggregazione di volontà nella visione di una medicina a dimensione umana che amplifica l’efficacia e l’efficienza delle nuove tecnologie, dove competenze e risorse sono al servizio della cura; i principali aspetti organizzativi che permettono anche una razionalizzazione delle spese sono: multidisciplinarietà, sinergia e approccio umano”.
Quale è l’obiettivo?
“La riduzione delle liste d’attesa per prestazioni ed esami, una limitazione degli spostamenti fra strutture ospedaliere, un accorpamento di quei percorsi che oggi sono frammentati, grazie al lavoro comune di un’unica équipe multidisciplinare che ruota intorno alla persona e verifica le effettive necessità terapeutiche. Un miglioramento della sostenibilità della sanità, senza dover rinunciare alla qualità elevata delle cure”.
E medici sempre più specializzati e competenti?
“Certamente! Medici che non devono essere relegati al proprio campo di competenza, bensì che partecipano a équipe trasversali e multidisciplinari per migliorare il percorso di cura del paziente, il quale deve essere al centro. I futuri medici dovranno essere formati non solo su aspetti tecnici ma anche sulla gestione del rapporto umano con il paziente e i familiari, con le emozioni e con la capacità di entrare in empatia”.
Questo cambio di paradigma per umanizzare il percorso di cura è stato condiviso anche dal legislatore nazionale?
“Si, la legge di bilancio per il 2025, oltre a prevedere incrementi del livello del finanziamento del fabbisogno sanitario nazionale standard cui concorre lo Stato (art. 1 commi da 273 a 276) ha previsto nuove disposizioni (art. 1 commi da 360 a 364) che introducono l’adozione di modelli organizzativi, protocolli, assetti gestionali e procedure amministrative per erogare i servizi sanitari in modo integrato e funzionale ai bisogni di cura del malato e delle sue esigenze terapeutiche complessive. Prescrizioni normative che (novellando l’art. 1 del d.lgs. n. 502 del 1992) dispongono, altresì, che il servizio sanitario nazionale assicura i livelli essenziali e uniformi di assistenza anche nel rispetto della centralità della persona umana, della umanizzazione della cura, della soddisfazione dei bisogni complessivi del malato (comma 2). Il riferimento ai principi di umanizzazione della cura e di integrazione delle specializzazioni per valorizzare la centralità della persona umana viene introdotto anche relativamente alle modalità sistematiche di revisione e valutazione della pratica clinica e assistenziale (comma 10 lett. h). E’ chiara dunque nel nuovo impianto normativo una visione più inclusiva e incentrata sulla persona”.
La sperimentazione di nuovi modelli in linea con il cambio di passo delineato dal legislatore per restituire ai cittadini una sanità efficace, socialmente ed economicamente sostenibile ha già trovato una guida concreta nel Tavolo tecnico istituito presso l’Ufficio di Gabinetto del Ministro della salute?
“Il Tavolo tecnico – costituito dal Ministro Schillaci per la promozione dell’umanizzazione delle cure e del benessere organizzativo, con la funzione di individuare le strategie finalizzate a promuovere l’umanizzazione delle cure, l’empowerment del cittadino/paziente e il benessere organizzativo in tutti gli ambiti del SSN – oltre a occuparsi di definire il Regolamento previsto dalla finanziaria del 2025, guida, con il coinvolgimento della Conferenza Stato-Regioni, la sperimentazione, su base volontaria, di modelli organizzativi che vedono al centro dei percorsi di cura la persona malata, e non la singola prestazione. Un approccio più empatico e personalizzato, attento allo stato psicologico ed emotivo del paziente, che non si deve mai sentire solo o sentirsi un pacchetto postale. Il tutto con riflessi in termini di abbattimento di contenimento della spesa pubblica. Un cambio di paradigma che rende possibile migliorare l’efficienza, l’efficacia e la sostenibilità delle cure. Un nuovo e diverso modello di approccio che cambierà il modo di curare nel nostro prossimo futuro”.
Un esempio di una nuova architettura gestionale nei luoghi di cura id est l’ospedale del futuro è già in essere: il nuovo Polo Cardiovascolare “CUORE”. Perché “CUORE” ?
“‘CUORE’, è acronimo di CardiovascularUnique Offer ReEngineered e richiama la missione di prossimità, cura e innovazione che il Policlinico Gemelli incarna da decenni. Il nuovo polo, unico nel contesto socio-sanitario nazionale, rappresenta un ulteriore investimento nella sanità cattolica e nella formazione medico-scientifica di ispirazione cristiana”.
In cosa si sostanzia questo progetto, costruito intorno al cuore delle persone, che prende avvio nell’anno giubilare e all’indomani della elezione del nuovo Pontefice Leone XIV?
“Progetto C.U.O.R.E. | Fondazione Policlinico Gemelli è il nuovo polo innovativo di cure cardiologiche e cardiochirurgiche avanzate, costruito intorno al cuore delle persone per offrire ai pazienti affetti da malattie cardiovascolari le più avanzate terapie mediche e psicologico-relazionali. Rappresenta un modello reale di quello che potrebbe essere la sanità del futuro, caratterizzata soprattutto da un nuovo modo di curare, in cui le tecnologie sono d’ausilio alla diagnosi e alla cura; dove uno degli aspetti fondamentali è la condivisione dell’informazione. I curanti lavorano insieme in collaborazione, mettendo in sinergia le competenze per offrire la migliore cura personalizzata. Non cureremo solo la malattia, ma prenderemo in cura il paziente, il quale è veramente al centro delle cure”.