Una «Domenica del Cuore» a Bravetta per aiutare una comunità in difficoltà
Una mano tesa per chi soffre, vive davvero alla deriva, non ha nulla, casa lavoro attenzioni. L’Istituto delle Suore Oblate di via dei Carraresi a Bravetta da molti anni tende loro una mano con il grande cuore di Suor Cinzia e dei suoi collaboratori, offre almeno un pasto, cerca di essere vicino a questo modo che è davvero di disperati tentando di prendersi cura di loro, di una comunità che rappresenta, purtroppo, gli “ultimi”.
Nella domenica di Pentecoste siamo tornati nell’Istituto per le nostre «Domeniche del Cuore» perché sapevamo che lì c’era davvero bisogno e difatti abbiamo nuovamente trovato una situazione assai precaria in molte delle trentotto persone che sono state visitate: quasi tutti indigenti e senza dimora fissa, lasciati a se stessi, dimenticati dal mondo. La disperazione di queste persone ha ormai lasciato campo alla rassegnazione e quello che abbiamo visto e toccato è come una società civile non rispetti più la dignità umana ancora prima della dignità delle persone malate.
Abbiamo visitato e diagnosticato malattie gravi che necessitano medicine ed esami strumentali ma purtroppo – e lo diciamo a con tanta tristezza – loro non avranno nessuno che li segue e nessuno che darà loro una cura o una medicina.
Abbiamo fatto una selezione delle cose urgenti e stilato una lista delle persone da chiamare al Gemelli per effettuare una diagnostica approfondita. I volontari dell’Istituto delle Suore Oblate ci darà una mano per rintracciare i casi davvero gravi.
Tante persone presenti domenica mattina, troppi senza fissa dimora, costretti a vivere in strada, molti senza lavoro e senza cittadinanza, fuggiti dai loro Paesi troppo difficili e spesso in guerra. Emblematico il caso di un giovane del Burundi, il ventiquattrenne Christopher che vive qui da quattro anni. È ancora un clandestino per la legge italiana e quindi non può lavorare pur volendolo fare. Vive in una tendopoli, mangia quando può negli ostelli del Vaticano e nelle parrocchie. Aspetta, Christopher, di riabbracciare la sua famiglia rimasta in Burundi: lo ha detto con lo sguardo triste, quasi piangendo.
Suor Cinzia era lì, ad assistere queste persone bisognose, alla deriva, cercando di regalare loro un sorriso e una vita migliore.